Tricercando

2005
 

Spring - Dark clouds - Lento estivo - Autunnale - Semplicemente tu - Children song n° 6 - Parte I: Kind im Einschlummern; Parte II: Sogni Bambini;

Parte III: Kind im Einschlummern - Momenti - Parte I: Vom Fremden Ländern und Menschen; Parte II: Romantici spaesamenti;

Parte III: Vom Fremden Ländern und Menschen - Mystical - Lullaby for Cichito

 

Formazione 

Gianmario Liuni (piano), Tito Mangialajo Rantzer (contrabbasso), Alessio Pacifico (batteria e percussioni)

Composizioni originali e arrangiamenti: Gianmario Liuni tranne Kind im Einschlummern e Vom Fremden Ländern und Menschen (Schumann);

Children song n° 6 (Chick Corea).

 

Milano - 24,25 ottobre 2005

Advice Music CD AM 007


PRESENTAZIONI

 

DE TRICERCANDO: LIBERE OSSERVAZIONI

Sin dai primi anni del XVI secolo il termine «Ricercare» identificava una composizione strumentale in forma libera sviluppata a imitazione, generalmente a canone. Da un punto di vista strettamente etimologico, poteva quindi indicare sia la ricerca delle possibilità timbriche e foniche dello strumento, sia lo studio delle opportunità contrappuntistiche che offriva una data idea musicale; di qui le due nature più comuni del Ricercare: il carattere di improvvisazione da un lato e quello di imitazione dall'altro, articolato quest'ultimo in parti connesse tra loro dagli stretti rapporti del materiale musicale impiegato.

Un avvio alquanto accademico, penserà il lettore, soprattutto per un disco "jazz". Ma – rispondo io – stiamo parlando di musica, e la musica sottende a una storia che ha un avvio comune a tutti i generi, una storia che ritorna, proprio come quella degli uomini. Inoltre, stiamo ragionando intorno all'arte di un musicista che ha sempre dimostrato di avere a cuore le pieghe più nascoste dell'invenzione musicale, quelle che stupiscono proprio chi la musica la fa, la crea, manifestandosi in piccole e inattese malie. Già, perché ciò che più mi conquista della musica di Gianmario Liuni è quel tratto di inconsapevolezza che sa trasmettere – e che gli auguro sincero –, quasi che mentre compone, e poi suona, sia lui il primo a stupirsi di quelle note nate non per solo mestiere ma per infinita passione. E le lunghe chiacchierate sulla composizione o sulla storia della musica, che in tempi recenti abbiamo avuto modo di intrattenere, me lo dimostrano e confermano.

Torniamo al Ricercare, qui condotto in tre – come se la musica fatta da soli perdesse quell'ulteriore magia che nasce dall'incontro di anime diverse. Ricerca e indagine: quasi per costituzione, la scrittura di Gianmario si forma e poi è condotta per lenta accumulazione, partendo da una cellula o un pattern da subito esposto, dichiarato come fondamento essenziale di tutto il brano. L'antica tecnica dell'imitazione è ora sostituita da quella della ripetizione o della riproposizione di volta in volta di una linea di basso, di un ritmo, di una melodia, di un breve giro armonico, di una figura o di un'emozione; con un costante effetto a sorpresa che diventa elemento strutturale della scrittura stessa, come un refrain.

Andando con ordine – quasi a voler tracciare una rotta per l'ascolto: direzione del tutto personale, sia ben chiaro, nata semplicemente e sinceramente dall'ascolto – quattro disordinate stagioni aprono a me il rosso sipario di questo CD. Spring, primavera, ma anche fonte, sorgente, e l'acqua pare zampillare ad ogni inizio d'improvvisazione. Poi, una ritmica del pianoforte dà il via al contrabbasso perché canti lui per primo il tema discendente e spensierato di Dark clouds, nuvole fredde e invernali che oscurano d'improvviso il cielo, finché una folata di vento non le spazzi via. Gianmario è un vero maestro a tratteggiare, con poche note, non un paesaggio, ma l'emozione che quel paesaggio trasmette; e qui pare sentire la pelle intirizzirsi per quel freddo che coglie di sorpresa in una limpida giornata d'inverno. Non fa caldo nemmeno nel successivo Lento estivo: perché il tempo meteorologico si confonde con il lento trascorrere del tempo feriale dell'estate, o forse del suo ricordo vissuto ormai a settembre, così carico di malinconia e qui disegnato dal breve inciso tematico che appare e subito scompare. Ancora più lento e ora inesorabile è l'incedere di Autunnale, cupo come i pensieri scanditi dalla mano sinistra del pianoforte, unica ritmica del brano. Song senza parole è Semplicemente tu: quel "tu" del titolo pare essere l'io dell'ascoltatore, perché sembra che a lui vada l'invito a mettere le parole, dettate dalla propria vita, per una melodia dolcissima che lentamente si allontana. La Children song n. 6 di Chick Corea annuncia la seconda parte del CD, dedicata a quell'angolino d'infanzia che è sopravvissuto in ognuno di noi. Bravo Gianmario che non ti sei dimenticato che questo 2006 non ricorda solo i 250 anni dalla nascita di Mozart, ma anche i 150 anni dalla morte di Schumann! Lo hanno fatto veramente in pochi, e tu lo celebri con due piccoli gioielli (dedicati ai bambini che cominciano a suonare il pianoforte) Kind im Einschlummern e Von Fremden Ländern und Menschen, che interrompi e arricchisci e sviluppi (l'intento del Ricercare è sempre presente) da libere improvvisazioni sul materiale tematico. Bravo; perché non sono semplici divertissement musicali, ma occasioni per ricordare ancora, ricordare gli studi passati e magari pensare a quelli futuri (dei figli), ricordare quei due pezzi e con un sorriso malinconico suonarli volutamente "male", per vendicarsi delle ore passate a tentare di "farli bene", come voleva l'insegnante. Una piccola ripicca, ma fatta con un tale affetto che commuove; ancor più se si accetta l'intermezzo Momenti come il brano che fornisce la giusta chiave di lettura, aperto dai piatti della batteria che hanno spogliato il tema schumanniano della melodia, restituendo come un'eco la sola figura ritmica, che si dissolve come il fumo illuminato da una lanterna. Siamo giunti quasi alla fine. Mystical ripropone una struttura comune alla musica di Liuni (parte il basso con la figura ritmica fondamentale su cui costruire tutto il brano), ma la fantasia di Gianmario sorprende ancora, capace di raccontare sempre qualcosa di nuovo con così poche note. Ma raccontare a chi? Forse e prima di tutti proprio a chi in casa lo ascolta sempre suonare: quel Cichito della Lullaby finale, ninna nanna che canta neanche tanto sottovoce, ma con quel movimento verso l'alto che pare voler prendere in braccio il Cichito addormentato sul divano per portarlo a letto. Il sonaglino gli è caduto dalle mani. Noi lo raccogliamo e lo seguiamo, grati di questo breve viaggio nella vita e nei ricordi di tutti.

Marco Iannelli

 

Si dibatte continuamente su questa cellula germinale della musica jazz che è il trio, e in effetti questa piccola formazione continua ad esercitare un fascino irresistibile su tutti i pianisti (e non) di questa musica, non solo per ragioni di tradizione ma anche perché rappresenta un punto cruciale nella elaborazione della propria identità.All'interno del mio percorso artistico questo lavoro in trio, dopo quelli con organici allargati, si pone come un momento di pura intimità, una sosta di ristoro, una pausa di meditazione, un dialogo ristretto fra amici che si scambiano confidenze godendo della reciproca presenza.Vi ho messo a nudo, come del resto il trio esige, la mia personalità nei suoi aspetti più vari, passando dalla solarità di brani come “Spring” o “Lullaby for Cichito”(mio figlio Federico), alla malinconia di “Romantici spaesamenti”, dal mio amore per l'Africa esuberante di “Sogni bambini”, al dolore più angosciante di “Autunnale”.Tutto questo non nella solitudine sublime e spietata di un piano solo, ma nella confortante presenza di un sodalizio di anime. Riascoltando l'intero lavoro nel suo complesso a distanza di tempo infatti, mi ha stupito la sua mancanza di vuoti: nessun accenno, nessuna parola cade nel vuoto, si disperde nell'indifferenza, muore nel nulla, ma viene continuamente ripresa e ripensata ora da uno ora dall'altro in un'attenzione che è cura e interesse verso l'altro nel suo manifestarsi.In questo senso, che è il più bello e per cui li ringrazio con profondo affetto, Alessio e Tito hanno lavorato con me in un modo davvero straordinario, entrando nei brani e facendosi coinvolgere pienamente, dialogando con me e parlandomi di loro.Dedico “Tricercando” ai miei genitori che da un po' mi chiedevano un lavoro in trio; anche a loro il mio grazie dunque per questo e per molto altro.

Gianmario Liuni (note di copertina)


RECENSIONI

 

Lettera aperta di Bruno Pollacci:

Mio Caro Gianmario,

che bello ascoltare questo tuo nuovo CD. Ascolto decine, centinaia di CD, uno dietro l'altro, a tutte le ore, da tutto il mondo, e ti garantisco che ormai è davvero difficile sorprendermi e colpire la mia attenzione. Il tuo progetto mi ha colpito subito per la ricchezza dei valori. La tua musica è di ampio respiro: ha in sè , come una sorta di proprio DNA,la solidità del migliore grande e storico passato Europeo, ma è moderatamente ed equilibratamente aperta alla contemporaneità. Mi apre il cuore la tua "italianità musicale", preziosa complice per un approccio originale con il Jazz, che non ha bisogno di assomigliare a nient'altro. E non è neppure quel Jazz che si aggrappa quasi disperatamente all'Africa o ai Balcani o al Medio Oriente per tentare di dire ancora qualcosa di diverso, ottenendo oramai il preciso effetto contrario di "allineamento". E' un Jazz che affonda naturalmente nell'immenso universo armonico e poetico della nostra infinita e grande cultura. E' poi, comunque, l'ampiezza e la preziosità della tua anima, in definitiva, ad esprimersi naturalmente con questa meravigliosa eleganza felicemente ricca di pulsazioni romantiche. Le tue intuizioni musicali, in alcuni momenti arrivano a donare inebrianti emozioni. Dalla delicata ma "luminosa speranza", all'avvolgente pudore di un animo dai contorni malinconici. Nelle tue composizioni c'è l'invitante "volo discreto nei colori armonici" così come il profumo dell'erba dopo la pioggia e la brezza del vento, e si avverte in ogni momento che ogni percorso creativo è stato vissuto con sincera partecipazione emotiva, con animo poetico, gentile, con amore.

Un'opera matura ma contemporaneamente "fresca", perché "pulita", candida.

Spero che questo progetto, destinato più che alle "orecchie", al cuore degli spiriti più sensibili, sappia perforare quelle alte barriere che la frettolosa fagocitazione ed il superficiale disimpegno del contemporaneo erige ogni giorno intorno a noi e sappia quindi offrire quei suoi luminosi doni di seria ma gioiosa creatività che ti fa uno dei nuovi artisti jazz italiani di maggior spessore. Un plauso particolare va poi riconosciuto a Mangialajo Rantzer e Pacifico, due artisti che hanno sempre interpretato un ruolo di grande immedesimazione concettuale e sensoriale verso ogni musica vissuta,da leaders e da co-protagonisti. Due meravigliosi "complici" capaci di condividere con enorme professionalità ma anche con grande spessore espressivo e creativo, ogni palpito di questo progetto musicale.

Grazie per quest'ulteriore prova di grande musica. Sarà un vero piacere promuovere la tua musica nel mio programma e sono felice che oggi "Animajazz" sia ascoltata molto anche negli U.S.A, in Canada, in Sud America ed in altri Paesi,via Internet, affinché sia possibile far conoscere al Mondo quali livelli abbia raggiunto il nostro nuovo Jazz.

Ti abbraccio forte.

Bruno Pollacci (Animajazz) - Pisa

 

Recensione intervista di Matteo Brancaleoni "Jazz Magazine" Aprile 2007:


 

Recensione tratta da "All About Jazz Italia":Si possono trovare tutti i sentimenti dell'animo umano in questa incisione di Gianmario Liuni, che per l'occasione ricorre al trio, forse la formazione che più di ogni altra permette una ricerca introspettiva, riflessiva e allo stesso tempo di relazione e interazione.Risulta naturale, di conseguenza, la varietà di mood che si distribuiscono lungo le undici tracce del disco, legate tra di loro dal sottile filo rosso della discrezione, del sussurro piuttosto che del grido. In questo giocano un ruolo importante il contrabbasso di Mangialajo Rantzer, impeccabile nel timing, poderoso, caldo e avvolgente nel suono, fantasioso nel fraseggio, e la batteria volatile, leggera ma in perenne movimento di Alessio Pacifico.Tricercando sembra giocare le carte migliori con i primi tre brani: “Spring” è indolentemente frizzante con una sensazione di serenità che ti prende al primo ascolto, “Dark Clouds” è un tango che distilla malinconia e passionalità in favore di una conciliante mediterraneità, “Lento estivo” possiede la magica forza d''attrazione delle migliori melodie, e cresce d'intensità attraverso un progressivo processo di accumulazione. Poi il filo del discorso appare un poco sfilacciarsi, ma riprende vigore nel finale con “Lullaby for cichito”, una sorta di inno alla speranza e al futuro.Disco complessivamente interessante anche se, pur apprezzando la fertilità espressiva e di scrittura di Liuni, appaiono eccessivi i settanta minuti di durata dell'incisione.

Vincenzo Roggero (All About Jazz Italia)

 

Recensione di Carlo Alessandro Landini "Studi cattolici" Luglio 2007:


 

Recensione tratta da "Musica Jazz" Dicembre 2007, anno 63°, N° 12:

Che nel disco compaiano due Scene Infantili di Schumann (Bambino che s'addormenta e la celebre Da paesi e uomini stranieri) oltre a una Canzone per bambini di Chick Corea e a brani di Liuni denominati Sogni bambini e Lullaby For Cichito può fornirci una chiave di lettura. Il trio di Liuni procede deliberatamente verso una ricerca di semplicità che guarda all'infanzia: melodie leggibili, un senso della ripetizione che confina con la cantilena, un'aria assorta di fanciullino perso nelle nuvole, e qualche brivido da fiaba un po' inquietante (Dark CLouds, Autunnale, quest'ultimo un brano eccellente dal sinistro fascino orientalista).Non c'è un momento di virtuosismo e nemmeno uno nel quale si libera lo swing, se non in modo contenuto (Momenti). Non sempre il passo lento del trio mantiene serrata l'attenzione di chi ascolta. Ma l'idea è originale, e l'affiatamento dei tre, costruito sul comune interesse per il colore, è da non mancare. Liuni gioca molto sulle pause facendo abbondante uso del pedale, Mangialajo è uno di quei bassisti che estraggono dallo strumento la massima vocalità possibile, Pacifico costruisce argentati disegni sfruttando soprattutto i piatti.

Piacentino (Musica Jazz)