Altri Porti

2002
 
Gianmario Liuni - Altri Porti Acquista su Amazon Music

  

1 Altri Porti 1:05
2 Vento dal Mare 0:57
 

My Changes - Tears - Upsetting Line - Nespina - Vento dal Mare - Black - Ricordando Satie - Air - Betania - Altri Porti

 

Formazione

Gianmario Liuni (pianoforte, piano elettrico), Sandro Cerino (sax soprano, clarinetto basso, flauto, flauto basso),

Tito Mangialajo Rantzer (contrabbasso), Alessio Pacifico (batteria, percussioni)

 

Composizioni originali e arrangiamenti: Gianmario Liuni

 

Milano - 18 e 19 settembre 2002

SPLASC(H) CDH790.2


PRESENTAZIONE

 

Ho partecipato alla gestazione e alla nascita di questo primo importante lavoro di Gianmario Liuni con sincera passione e interesse.

Gianmario non solo è stato mio allievo (e uno dei migliori, direi) ma la sua musica mi sembrava portare una nota nuova in un jazz italiano dominato da un eccesso di manierismo e freddo tecnicismo: una nota pacata, lieve, malinconica.

Nonostante sia influenzato da alcuni modelli, minoritari del resto rispetto a quelli dominanti (Paul Bley innanzi tutto, ma anche Richard Beirach), in Gianmario le note non si organizzano mai secondo schemi convenzionali e precostituiti, si susseguono faticosamente, con una sorta di sofferta dolcezza, hanno un peso, un significato.

Le sue composizioni si caratterizzano per alcuni aspetti abbastanza ignorati oggi in Italia: una forte vena melodica, che dà luogo a temi dal respiro inusitatamente ampio, armonie ambigue, inquietanti, sospese, un certo andamento danzante (il ritmo di ¾ è senz'altro il preferito) non immune da echi etnici (si pensi alla seconda parte di “Vento dal Mare”).

Anche il modo di intendere la forma abusata del trio con pianoforte rivela una non comune maturità e originalità. Normalmente è il pianista a ritagliarsi la parte del leone. Gianmario Liuni è prima di tutto un compositore e il suo talento per la composizione si rivela nel procedere cauteloso, sempre ‘sensato' delle improvvisazioni, nel continuo dialogo che sa instaurare con il contrabbassista (un intenso Tito Mangialajo, autentico Charlie Haden italiano) e il batterista (un dinamico e creativo Alessio Pacifico). A volte si pone al loro servizio, come quando (in “Nespina” e in “Betania”) offre il destro a Tito Mangialajo per due bellissimi soli, oppure (in “Vento dal Mare” e “Altri Porti”) fornisce con i suoi "obbligato" un riferimento ad Alessio Pacifico per dei crescendo dinamici. Altre volte crea lui stesso, con poche note, atmosfere di grande suggestione, come in “My Changes” e “Ricordando Satie”, una sorta di stralunato omaggio, quest'ultimo, a un maestro della leggerezza. Ma sempre conserva un'idea del trio con pianoforte basata su un equilibrio e un "interplay" continui.

Non possiamo concludere questa breve presentazione senza citare i tre brani (“Upsetting line”, “Black”, “Air”) in cui Sandro Cerino fornisce il suo appassionato, esaltante contributo, rispettivamente al soprano, al clarone e ai flauti. Il contrasto fra l'estroverso e trasgressivo polistrumentista partenopeo e il pacato e riflessivo "mood" di Gianmario (sia nelle composizioni sia nelle improvvisazioni) procura un vero shock, ma è un contrasto salutare, una nota di ferocia, di follia, utile in un così dolce, meditato lavoro.

Arrigo Cappelletti (note di copertina)


RECENSIONE

 

Recensione tratta da "Musica Jazz":

Alternando senza rigidità il trio al quartetto, il giovane pianista, allievo di Arrigo Cappelletti (che del disco cura le note di copertina), firma in questa sua opera prima i contorni di una proposta di sicuro spessore, non ovvia anche quando le strutture portanti delle composizioni (tutte a sua firma) sembrano battere terreni ampiamente collaudati, il che fa sperare di aver trovato un nuovo puledro su cui contare nel futuro più prossimo.

Gli elementi che saltano per primi all'occhio consistono in un'eleganza di tratto, in un senso della costruzione (all'interno del singolo brano come del lavoro nel suo complesso) e in una capacità di giustapporre elementi fra loro anche fortemente dialettici in un disegno sempre di estrema coerenza.

Così, per esempio, di Tears colpisce la forte tensione melodica, mentre in Upsetting Line l'ingresso di Cerino (che si sdoppia su soprano e clarone) vira la temperatura verso aree funkeggianti; in Nespina , nuovamente in trio (dopo l'avvio per pianoforte solo), tutto si fa più magro e parsimonioso; Vento dal Mare ha toni scopertamente danzanti; Ricordando Satie possiede un carattere cantilenante, quasi ipnotico, e così via.

Tra gli episodi più riusciti, se non proprio emblematici, oltre ai già citati Nespina e Vento dal mare ci sono Black (aperto da un soffice dialogo fra clarone e contrabbasso archettato e poi surriscaldato da un trascinante crescendo di tensione) e Air (con prologo ed epilogo speculari e fortemente evocativi per flauto basso e piano elettrico, a incorniciare un espandersi centrale di notevole impatto dinamico).

Molto ben costruiti risultano anche i due episodi finali, in trio.

Alberto Bazzurro (Musica Jazz, anno 59°, n°11, Novembre 2003)

 

Recensione di Steven Loewy "allmusic"